La prima vera soluzione dovrebbe essere il miglioramento del quadro economico generale.

Allo stato attuale il potere d’acquisto delle famiglie e dei cittadini italiani è sensibilmente ridotto, o quanto meno le scelte di spesa sono condizionate dalla presenza di altri bisogni/consumi primari come per esempio il contestuale ridursi dell’offerta assistenziale pubblica per le altre patologie.

Nei dati esposti è preoccupante la scarsa propensione verso le cure odontoiatriche da parte degli anziani.

Il modello libero professionale non è in crisi visto che più dell’80% dei pazienti si rivolge a studi di questo tipo e peraltro con un livello di fidelizzazione elevato.

Vanno aiutati i giovani odontoiatri per la transizione, o meglio il passaggio generazionale. Vanno individuate delle formule semplici e chiare che consentano ai dentisti più maturi e vicini all’uscita dall’attività professionale piena di inserire efficacemente i colleghi più giovani.

LA LOGICA DEL PROFITTO

I terzi paganti drenano risorse economiche a monte, ovvero dagli stipendi dei dipendenti e rimettono nel sistema parte di queste risorse in base a più che logiche strategie di fatturato. Il modello attuale prevalente però limita decisamente la libera scelta del paziente e per certi versi anche quella del clinico. Non considerano, non valorizzano e non attuano serie strategie di prevenzione delle patologie orali.

“Rincorrono” una logica di profitto e sostenibilità dei loro bilanci senza una vision a medio e lungo termine. Obbligano i professionisti ad attuare terapie gratuite ogni anno sempre più numerose, dilatano i tempi di rimborso, riducono progressivamente le coperture economiche.

Meglio sarebbe la libera scelta del paziente e una formula a percentuale, in funzione dello stato di salute iniziale del soggetto aderente al fondo. Il rimborso quindi dovrebbe essere erogato al paziente e non allo studio.

Evangelista Giovanni Mancini
Presidente ANDI Lombardia

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